Valeria Cagnina, a 11 anni il suo primo robot, a 14 anni il suo primo talk a un TEDx, a 15 anni la sua prima esperienza al M.I.T. di Boston. Ora che è grande, come dice lei, a soli 17 anni ha avviato una sua scuola di robotica e fa formazione in giro per l’Italia e per il mondo a bambini dai 3 anni in su e anche a professionisti “adulti” del settore!
Ciao Valeria, sono decisamente emozionato a intervistarti perché credo che tu rappresenti davvero il futuro dell’innovazione Italiana e tutto quello che hai fatto finora lo dimostra.
Sommario
Oggi sei una imprenditrice, una formatrice, una ricercatrice, una “studentessa” e un’adolescente. Come riesci a trovare il giusto mix tra tutti questi ruoli nella tua quotidianità?
Valeria: “Bè forse studentessa non è più un mio ruolo, anche se ho solo finito la 4° perito informatico al Volta di Alessandria… come saprai sono stata costretta ad abbandonare la scuola. La preside ha detto che per essere ammessa all’esame di maturità il prossimo anno dovrò abbandonare tutto quel che faccio e restare dentro una decina di giorni di assenza. Una richiesta del genere per me è inaccettabile, quindi il prossimo anno non frequenterò più la scuola e darò la maturità da privatista in un’altra scuola. Nel frattempo, ho già passato i test di ammissione al Politecnico di Milano alla facoltà di Ingegneria.
A parte questo, gli aspetti pratici li gestisco con un’organizzazione abbastanza maniacale ed una gestione del tempo efficiente sfruttando tutti i tempi morti. Gli aspetti teorici invece… a dire la verità non mi pongo mai il problema di mixare e farlo nel modo giusto: semplicemente mi diverto un mondo in tutto quello che faccio e in tutti questi ruoli.”
Hai da poco tempo fondato la tua azienda Valeriacagnina.tech con cui stai portando avanti il metodo Learn by doing. Parlami di questo progetto e delle tue/vostre ambizioni.
Valeria: “Francesco Baldassarre ed io siamo soci. In questi ultimi mesi abbiamo dato un’accelerata pazzesca ai nostri progetti a lungo termine. Avremmo dovuto aprire la società dopo i miei 18 anni, dopo il mio diploma,… ma da un lato il mio abbandono scolastico, dall’altro il suo lavoro da consulente aziendale che, pur essendo a tempo indeterminato, gli dava soltanto soddisfazioni economiche,… ed ecco che il giusto mix è stato esplosivo!
Sono tantissime le richieste che abbiamo perché i nostri laboratori spaccano e così ora siamo entrambi full time nella nostra azienda (lui è laureato in informatica), anche se formalmente, per aprire la società, dovrò aspettare gennaio al compimento dei miei 18 anni.
Le attività che facciamo sono tantissime. Ci rivolgiamo a bambini a partire da 3 anni, fino ad arrivare a ragazzi ed adolescenti con corsi strutturati con cadenza settimanale o con eventi a spot in cui in poche ore facciamo costruire un robot che si portano a casa. I corsi si svolgono nelle scuole pubbliche e private o nella nostra sede di Alessandria.
Per gli insegnanti organizziamo corsi certificati Miur per dare loro gli strumenti per replicare in classe la tecnologia e soprattutto la nostra idea di scuola che deve essere divertente e mai noiosa.
Facciamo poi team building e team working in piccole e medie aziende della zona, come in grandi realtà, siamo stati coi nostri laboratori in Cisco (coi Dirigenti) e in Michelin. Utilizziamo la robotica in modo creativo per insegnare a collaborare valorizzando le abilità di ciascuno e non la scala gerarchica, secondo i principi di flat organization.
Spesso facciamo collaborare gruppi eterogenei come età per insegnare team working e reverse mentoring e diamo sempre molta importanza all’aspetto educativo.
Organizziamo laboratori e workshop in manifestazioni e fiere con altissimi numeri di affluenza grazie ad un team motivato e formato che abbraccia le 10 regole della nostra scuola. In estate abbiamo i nostri summer camp residenziali e facciamo attività in tantissimi altri summer camp (tra poco saremo a Monaco di Baviera con le nostre attività all’interno dei summer camp internazionali di Allianz, all’Allianz Arena).
Teniamo poi incontri motivazionali ed ispirazionali in cui Francesco ed io raccontiamo come siamo arrivati a fondare la nostra azienda attraverso percorsi completamente diversi perché Niente è impossibile! E non ci sono scuse per non inseguire le proprie passioni e le proprie aspirazioni!
Il nostro sogno più ambizioso è quello di riuscire a rivoluzionare il concetto di scuola e di apprendimento nei bambin* e nei ragazz*!”
Ho letto che, quando hai deciso di fare l’esperienza al M.I.T. di Boston, hai stressato e non poco tutti i docenti e responsabili finché non ti hanno risposto. Questo è un bellissimo esempio di come la perseveranza premia sempre. Raccontaci un po’ com’è andata e soprattutto cosa ti ha lasciato questa esperienza.
Valeria: “Ho passato l’intera estate a Boston ed è stata un’esperienza pazzesca! Ho tempestato di mail tutti i Dipartimenti finché mi hanno risposto. Perseveranza, formazione continua (perché poi ho dovuto dimostrare sul campo di conoscere gli argomenti di cui parlavo!) e mai arrendersi davanti agli ostacoli sono sicuramente le chiavi vincenti. Oggi con internet il mondo è più vicino, solo che spesso non lo si sfrutta.
A Boston ero senior tester nel progetto Duckietown. Il mio compito era quello di seguire i tutorial universitari per la costruzione di un robot autonomo (funzionante sul principio delle Google Car) che si muoveva in una città di papere leggendo cartelli stradali, fermandosi agli stop, evitando i pedoni,… Dovevo semplificare i tutorial universitari e renderli fruibili anche dai ragazzi delle superiori.
Ovviamente in tre mesi ho girato e curiosato in tutti i Dipartimenti del MIT e lì ho scoperto che, proprio dove sono concentrati i maggiori cervelli della terra, lo studio e l’apprendimento sono divertenti e giocosi. Si studia, ci si confronta, si progetta,… ma soprattutto là ci si diverte un sacco!
Al mio rientro in Italia ho deciso di portare qui questa filosofia, soprattutto nelle piccole realtà provinciali come la mia di Alessandria dove non ci sono molte possibilità, per dare l’opportunità a tanti bambini e ragazzi di distruggere l’idea di scuola noiosa e far capire che si può imparare divertendosi. Ho cominciato a 16 anni con semplici lezioni e poi, viste le tantissime richieste, Francesco io ci siamo guardati e abbiamo deciso che era il momento giusto!”
Spesso ripeti durante i tuoi interventi che “Niente è impossibile” e tu finora l’hai dimostrato. Qual è il più grande ostacolo che un innovatore deve affrontare per rendere possibile l’impossibile e qual è la tua ricetta segreta per un processo di innovazione?
Valeria: “Niente è impossibile è la prima regola della nostra scuola.
I Dreamers (i partecipanti ai nostri incontri) non possono dire ‘non ce la faccio’. Insegniamo loro a dire ‘devo ancora imparare, devo provarci,…’ serve a disgregare la mentalità da perdente con la quale troppe volte ci si approccia ai problemi. Ribalta completamente il concetto, alza l’autostima quando un Dreamers vede che il suo robot, la sua creazione si muove e funziona e il dire ‘non ce la faccio’ diventa in automatico solo un blocco mentale per convincersi ad arrendersi!
Più che di una ricetta segreta parlerei sempre di tanta curiosità, di piacere nell’apprendere, nello scoprire, di formazione continua, di essere attratti dalle novità e di saper cogliere le opportunità quando si presentano. Al MIT, come al Politecnico di Zurigo e in tanti altri posti, sono arrivata stalkerando tutti con le mie mail. Non avevo niente da perdere: non provare significava perdere in partenza, al massimo mi arrivava un no e mi ritrovavo nella condizione iniziale. Ma quando si cerca di entrare con educazione e rispetto e la passione muove la nostra linea di azione, chi ci circonda se ne accorge!
Intelligenza artificiale e robotica. Credi che si arriverà mai alla sostituzione dell’essere umano in alcuni settori lavorativi?
Valeria: “Assolutamente sì e sarà un bene!
Tutti i lavori automatici, noiosi e ripetitivi spariranno in fretta soppiantati dai robot. A noi resteranno solo quelli più creativi, divertenti e con altissimo uso della ragione e del cervello. Per non restare fuori dal mondo del lavoro ci si dovrà formare costantemente e raggiungere gli apici, questa è la nuova sfida, ma sarà assolutamente divertente se avremo scoperto ed inseguito le nostre passioni. Fai ciò che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita!”
Vorrei concludere questa intervista con un’altra tua frase celebre: “il successo precede il sudore solo sul dizionario”. Navigando sui social, però, troviamo diversi contenuti di “guru” del guadagno facile o di fantomatici esperti che mostrano come hanno ottenuto successo lavorando poco e magari sdraiati sulla spiaggia di qualche località esotica. Tu che hai l’opportunità di lavorare con persone di tutte le età, che idea ti sei fatta su questa contrapposizione culturale? Le persone, soprattutto quelle della tua età, hanno ancora voglia di studiare e sudare per arrivare al successo oppure sperano di trovare online una formuletta magica da applicare tale e quale?
Valeria: “Magari la cercassero online la formuletta! Sarebbe già un passo avanti rispetto ai selfie nel bagno!
A parte gli scherzi, grazie al cielo non sono tutti così, ma mediamente i miei coetanei non si pongono proprio queste domande, vivono alla giornata e non sanno cosa c’è fuori dal proprio orticello e dalla loro ristretta cerchia.
Nelle nostre piccole realtà provinciali a scuola si insegna ancora oggi che internet è l’uomo nero pericoloso, nessuno mostra loro le potenzialità e come basti davvero mandare una mail per arrivare ovunque.
Per la mia tesina di terza media avevo intervistato Luca Parmitano, l’astronauta, attraverso FB mentre era sulla ISS, non ci sono limiti se non quelli mentali, basta liberare fantasia e creatività. Ma bisogna farlo vedere ai ragazzi, mostrarlo, farlo toccare con mano. Il contrario di ciò che normalmente fa la scuola, pensa che la mia tesina non era nemmeno stata guardata!
Ecco perché la 10a regola della nostra scuola recita ‘libero utilizzo di internet e device’, anche se a volte a qualche genitore o insegnante questo non piace. Li assistiamo nella navigazione, li aiutiamo nel riconoscere le fonti, mostriamo loro come dentro quello smartphone che hanno in tasca ci sia tutto, basta andarlo a cercare!
E soprattutto se i ragazzi, durante la lezione, guardano lo smartphone, la colpa è nostra che non siamo riusciti ad essere interessanti e a coinvolgenti!”
Conclusioni
Che dire, Valeria Cagnina è una ragazza dalle mille risorse, un esempio da seguire. Ascoltarla mi ha riempito di speranza verso le nuove generazioni. L’Italia è un paese che può fare la differenza se permettiamo ai più giovani di rivoluzionare concetti e metodologie non più idonee al mondo attuale.
“L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti per cambiare il mondo” Nelson Mandela